Pugliese il primo parlamentare italiano vittima del fascismo: Conversano ricorda Giuseppe Di Vagno

Soprannominato da Filippo Turati “il gigante buono” per la sua statura, Giuseppe Di Vagno ottenne il seggio parlamentare nel nome dei “pezzenti e diseredati” del sud e nel nome di questi si batté, riuscendo ad ottenere dal Governo Giolitti l’avvio dei lavori per l’Acquedotto Pugliese.

Nato e cresciuto in un’agiata famiglia contadina del barese, il giovane Giuseppe studia presso il regio liceo ginnasio di Conversano e si trasferisce poi a Roma per studiare Giurisprudenza. Qui viene influenzato dalle idee politico-giuridiche di Enrico Ferri. Dopo la laurea, conseguita nel 1912, si iscrive al Partito Socialista Italiano ed esercita per breve tempo l’attività forense, ma nel volgere di qualche anno torna al suo paese natio, dove promuove le lotte popolari e bracciantili in corso in quegli anni. Nel 1914 viene eletto al consiglio provinciale di Bari.

Prende parte alla prima guerra mondiale col grado di caporale. Terminato il conflitto, riprende la sua attività politica e sostiene la causa dei braccianti, in particolar modo di quelli imputati di reati ai danni dei latifondisti locali. Nel 1919, a causa della sua condivisione al programma di Gaetano Salvemini, viene escluso dalla lista dei candidati del Partito Socialista Italiano alle elezioni politiche. Nel 1920 viene nominato direttore dell’organo della Federazione socialista di Bari Puglia Rossa.

Il 25 febbraio dello stesso anno, cominciano i contrasti con i fascisti: pur non avendo partecipato agli scontri verificatisi a Conversano durante uno sciopero generale, Di Vagno viene indicato dalle forze avversarie come uno dei responsabili. Questa accusa gli costa la messa al bando dalla sua città natale. Questo provvedimento, tuttavia, non impedisce a Di Vagno di andare avanti con la sua attività politica e il 15 maggio 1921 viene eletto deputato nella lista socialista della circoscrizione di Bari e Foggia. Viene così chiamato in Parlamento a svolgere la funzione di segretario della Commissione Giustizia.

Il 30 maggio 1921 è vittima di un primo agguato perpetrato nei suoi confronti da parte di una squadra fascista, in seguito ad un suo comizio tenuto a Conversano. In questo attentato trovano la morte un altro militante socialista, Cosimo Conte, e ben nove contadini, nonché il fascista Ernesto Ingravalle. Altri tentativi di aggressione alla sua persona si verificano nei giorni successivi in alcuni paesi della Provincia di Bari. La morte:

Il 25 settembre 1921, sebbene avvertito della preparazione di un nuovo agguato ai suoi danni, raggiunge Mola di Bari per tenere il discorso di inaugurazione della sede del PSI. Al termine del comizio viene colpito alla schiena da due colpi di pistola. Muore l’indomani, 26 settembre, presso il locale ospedale civile. Gli assassini furono subito individuati in un gruppo di squadristi, per lo più conversanesi, che erano guidati dal deputato di Cerignola Peppino Caradonna padre del deputato MSI Giulio Caradonna. Il processo non avvenne per assenza di prove e per l’amnistia voluta da Mussolini per i “crimini in favore dello stato fascista”. Un nuovo processo, celebrato nel 1947 dopo la caduta del fascismo, riconobbe la colpevolezza di diversi imputati, ma la condanna per il solo omicidio preterintenzionale consentì loro di beneficiare dell’amnistia Togliatti e di evitare il carcere. Ebbe un figlio, noto come Giuseppe Di Vagno jr., nato dopo la sua morte, che è stato parlamentare socialista dal 1963 al 1983. A tal proposito, riportiamo qui sotto il link ad un servizio televisivo diffuso sul web:

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