Bisceglie: falle ed “errori istituzionali” mettono a rischio l’area naturale costiera. Pro Natura: “il piano comunale va riscritto per superare le criticità”

“Il Piano Comunale delle Coste (PCC), adottato con Delibera di Giunta Comunale 28/2022 rappresenta, un’occasione per superare la fase di utilizzo irrazionale delle risorse costiere ed è uno strumento oramai indispensabile per favorire lo sviluppo imprenditoriale e l’uso a fini turistici del territorio, con l’obbiettivo primario della salvaguardia del territorio e della difesa dei diritti dei cittadini. Avendo riscontrato numerose criticità nel PCC, abbiamo inviato un’istanza che chiede la revisione dell’iter procedimentale e l’accoglimento delle osservazioni presentate al Presidente della Regione, all’Assessore e agli uffici regionali competenti, all’ISPRA, alla Soprintendenza, all’Ufficio Locale marittimo e alla Ripartizione tecnica del comune di Bisceglie” – comincia così il comunicato diffuso dalla sezione Bisceglie-Trani dell’associazione Pro Natura (Gruppo R.A.P. – Ripalta Area Protetta) che prosegue:

“Le falle del PCC
La costa di Levante è sottoposta a vincoli di tutela ambientale, paesaggistica e faunistica in considerazione dell’Area Marina Protetta di Reperimento “Grotte di Ripalta Torre Calderina”, del Geosito ISPRA “Grotte di Ripalta”, dell’Oasi di Protezione “Torre Calderina”, del Decreto “Galassino” e del Piano Paesistico della Regione Puglia. Tuttavia il PCC, pur facendo ampio e diffuso riferimento agli aspetti naturalistici effettua previsioni strategiche sulla base di analisi ambientali delle componenti biotiche costiere (flora e fauna marina e terrestre, ecosistemi) scarne e in taluni casi lacunose. Quando il PCC teorizza gli interventi di “rifornimento artificiale delle spiagge” e i “Piani Strategici” sembra non considerare l’unicità ambientale della costa e incorre in clamorose sviste. Ad esempio vi sono inesattezze nell’individuazione delle Grotte di Ripalta e la loro la loro georeferenziazione non corrisponde a quanto riportato nel catasto regionale. Qualsiasi “ripascimento artificiale” che preveda l’apporto di materiale lapideo o il consolidamento della falesia si configurerebbero come un mero intervento di denaturalizzazione in quanto inevitabilmente interferirebbe con il ciclo, completamente naturale, di formazione delle stupende spiagge a ciottoli, tipici della costa biscegliese e sconvolgerebbe l’attuale conformazione del paesaggio costiero e le sue peculiari caratteristiche ambientali.
Non ci convincono neanche gli esempi di lavori analoghi realizzati sulla litoranea di Ponente, che presenta una situazione vincolistica, paesaggistica, ambientale e strutturale diversa da quella della costa di Levante. Infatti, essendo le Grotte di Ripalta inserite nel catasto regionale, sono assoggettate alla all’art. 6 della LR 33/2009Tutela e valorizzazione del patrimonio geologico e speleologico” al Regolamento Regionale 10 maggio 2016, n. 6 che sancisce il “Divieto di effettuare ripascimenti che prevedono la sovrapposizione tra il nuovo profilo di spiaggia (e/o le eventuali aree marine di reperimento del sedimento) e gli habitat e gli habitat di specie di interesse comunitario”. Esprimiamo altrettanti dubbi sui progetti PS4 (Zona S. Francesco – BiMarmi) e PS5 (Cala del Pantano) che non si coordinano con altri strumenti urbanistici e altre situazioni esistenti” – osservano dal Gruppo R.A.P. di Pro Natura. Un esempio ricordato dall’associazione ambientalista riguarda l’intervento su Cala Pantano, riassunto con due distine immagini satellitari che riportiamo qui sotto:

Cala Pantano prima l’intervento.
Cala Pantano dopo l’intervento.

“Ad esempio il progetto PS4 “San Francesco” individua tale fascia costiera come bene paesaggistico da tutelare e valorizzare quale “centralità sportiva-ricreativa”, anche in riferimento al PPTR del 2015 e coerentemente con le previsioni della bozza del nuovo Piano Urbanistico Generale in attesa di approvazione da parte del Consiglio Comunale, ma nel frattempo il piano di lottizzazione recentemente approvato ha previsto la costruzione di palazzi sul mare e l’aumento della cubatura esistente. Anche il progetto PS5 su Cala del Pantano considera il sito come “centralità naturalistica”, ma teorizza interventi che non considerano l’esistenza dell’Oasi di Protezione “Torre Calderina” in quanto “promuove una riorganizzazione della mobilità carrabile e l’inserimento di servizi di spiaggia”, che sono incompatibili con la presenza dell’avifauna. Facciamo fatica a comprendere in che modo le previsioni del futuro Piano Urbanistico di realizzare insediamenti residenziali stagionali possano coordinarsi con il progetto “Infrastrutture Verdi”, già finanziato dalla Regione Puglia, che intende promuovere una fruizione ecosostenibile della zona. Noi riteniamo che tutte le progettazioni del PCC su questo sito debbano considerare prioritariamente la costruzione di un muro trasversale che ne ha dimezzato la superficie d’acqua, con conseguente drastica riduzione dell’avifauna di passo, morte delle specie endemiche e problemi di asfissia. Per questo abbiamo chiesto di rimuovere la barriera di massi e i ciottoli accumulatisi all’imboccatura della cala, al fine di ripristinare la profondità delle acque e la situazione vegetazionale originaria, con piantumazione di specie autoctone e rinaturalizzazione della spiaggia a ciottoli originaria. Analisi ambientale incompleta L’analisi degli ecosistemi e della biodiversità deve essere integrata con tutti i dati necessari per caratterizzare gli ambienti costieri:

ad esempio le osservazioni riguardanti le specie protette di avifauna migratoria, il censimento delle specie arboree rare e i risultati del monitoraggio BIOMAP (biocenosi dei fondi a coralligeno) della Regione Puglia, che sono importanti in funzione del Sito di Importanza Comunitaria “Posidonieto S. Vito”. Bisogna considerare che l’imminente realizzazione della condotta sottomarina di Torre Calderina avrà un forte impatto sull’ecosistema costiero (Posidonia, habitat, flussi migratori avifauna) e sulla qualità delle acque di balneazione.. Secondo l?ISPRA la condotta potrebbe avere un impatto positivo anche sull’iter istitutivo dell’Area marina Protetta in quanto ha affermato che “Può, al contempo, prospettarsi, seppur nel lungo termine, una ipotesi di ripresa del procedimento considerando che attualmente il progetto attualmente previsto per la realizzazione di una condotta sottomarina per lo scarico dei reflui civili, qualora realizzato, potrebbe produrre effetti migliorativi degli habitat marini ora compromessi”. Pertanto è necessario revisionare le previsioni di utilizzo della costa tra Bisceglie e Molfetta in quanto il PCC non approfondisce questi aspetti”. Le proposte delle Associazioni:

“È evidente che il PCC incide profondamente sul futuro della città – afferma il dott. Mauro Sasso Presidente di Pro Natura – Per questo, in accordo con l’associazione culturale Mediapolitika, abbiamo invitato la Consulta dell’Ambiente, Mobilità Sostenibile e Sicurezza Stradale a chiedere al Consiglio comunale la riapertura della discussione sul PCC, affinché si possano accogliere tutte le istanze dei cittadini. L’Associazione Pro Natura in questi anni ha offerto la sua collaborazione e ha presentato le sue “Proposte rigenerazione urbana di Bisceglie” e, nel 2018, un dettagliato progetto di riqualificazione della pista ciclabile delle Grotte di Ripalta che – conclude Sasso – dovrebbero essere accolte ed integrate nel PCC” – concludono da Pro Natura – Bisceglie-Trani. L’associazione ha sottolineato gli errori di “interpretazione” istituzionali anche mediante il confronto tra i grafici:

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