Xylella in Puglia, “già 30 gli ulivi infetti tra Monopoli e Polignano”

Sono già 30 gli ulivi infetti da Xylella a Monopoli e 9 a Polignano, al terzo monitoraggio avviato a maggio 2022, con il batterio killer che continua a dilagare pressoché indisturbato. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, sulla base dei dati di Infoxylella, in base all’aggiornamento del cruscotto del sito istituzionale Emergenza Xylella della Regione Puglia che reca i risultati delle analisi con 12 nuove piante infette che portano il totale del monitoraggio 2022 a 59 piante malate, 31 delle quali in zona cuscinetto in tre focolai già segnalati ed un nuovo focolaio a Monopoli, mentre sta emergendo che uno dei due focolai a Polignano, in zona cuscinetto, sia più esteso di quanto sperato, con 8 ulivi infetti, ma il controllo non è ancora ultimato.

Sulla base di quanto emerge dalla analisi statistiche condotte dagli enti di ricerca va aperta una responsabile valutazione circa quanto imposto dal regolamento comunitario approvato il 14 agosto 2020 che ha ridotto a 50 metri, dai 100 metri inizialmente previsti, l’area buffer ovvero il raggio dell’area focolaio intorno alle piante trovate infette e soggette a taglio obbligatorio – aggiunge Coldiretti Puglia – per sottrarle all’azione di diffusione degli insetti vettori, come la cicalina sputacchina. Se la sputacchina cammina fino a 400 metri in una stagione, l’area buffer di 50 metri risulta decisamente insufficiente a contenere il rischio contagio, quindi si ottiene solo un’azione di rallentamento della diffusione, non certo l’estinzione dei focolai più avanzati nelle aree cuscinetto sul fronte epidemico che richiederebbe invece azioni ben più drastiche.

Solo nell’area infetta risultano contaminati 183mila ettari e 21 milioni di alberi e contro il dilagare della Xylella sono determinanti monitoraggio, campionamento, analisi di laboratorio e continua ricerca, considerato che non esiste ancora una cura per la batteriosi, per l’individuazione dei focolai nei primissimi stadi della infezione – aggiunge Coldiretti Puglia – su piante sensibili e la successiva rimozione secondo legge, così come il controllo della presenza di potenziali vettori contaminati, restano l’unica soluzione per ridurre la velocità di avanzamento della infezione. L’efficacia e sistematicità è garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe, anche puntando sulle tecnologie innovative di monitoraggio remoto.

Nel Piano anti Xylella 2022 sono contemplati nuovi metodi di sorveglianza, come la task force cinofila, col supporto scientifico dei ricercatori dell’IPSP del CNR e con il supporto logistico ed organizzativo di Unaprol e Coldiretti che continueranno a collaborare con ENCI per le attività di addestramento dei cani che effettueranno nell’anno 15 controlli equamente suddivisi tra vivai/garden di piante ornamentali e/o officinali di specie non specificate (5 vivai in zona infetta), vivai/garden di piante appartenenti a specie specificate (5 vivai in area indenne) e lotti di piante importate da paesi terzi al loro arrivo al porto di Bari. Inoltre, attraverso il progetto di ricerca Redox (Remote Early Detection of Xylella), finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico e coordinato dal Distretto tecnologico aerospaziale (DTA), saranno elaborate immagini telerilevate da aereo acquisite con sensori iperspettrali e termici, delle piante infette prima ancora della manifestazione dei sintomi – spiega Coldiretti Puglia – per la identificazione precoce di focolai di Xylella attraverso rilievi aerei e droni con sensori iperspettrali e termici.

La diffusione della Xylella Fastidiosa potrebbe costare miliardi di euro nei prossimi 50 anni in Europa, mentre in Italia, se l’espansione della zona infetta non venisse arrestata, l’impatto economico potrà crescere fino a 5,2 miliardi di euro – insiste Coldiretti Puglia – sulla base dello studio della prestigiosa rivista americana PNAS (Atti della Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti d’America) sulla valutazione dell’impatto di Xylella fastidiosa pauca sull’olivicoltura in Italia, Grecia e Spagna, studio realizzato nell’ambito del Progetto H2020 POnTE da un team multinazionale di ricercatori guidato da economisti dell’Università di Wageningen (Olanda).
La ricerca ha un ruolo determinante – conclude Coldiretti Puglia – perché fino al 2013 in Europa non c’era traccia di Xylella ed era conosciuta (da 130 anni) solo nelle Americhe e Taiwan.

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