Puglia: perché c’è stata una moria di pesci ed ostriche tra Varano e Lesina? La possibile spiegazione – video

Nelle scorse settimane, la notizia di una vasta moria di pesci e ostriche – a quanto pare, deceduti per asfissia – ha fatto molto parlare di a Lesina, nel foggiano. Stando a quanto si apprende, si tratta di un fenomeno piuttosto preoccupante che si sta verificando nei laghi di Lesina e Varano, confermato anche un monitoraggio di Coldiretti Impresa Pesca Puglia. Le presunte cause:

Secondo quanto dichiarato, nella laguna di Lesina sarebbe stata l’assenza di piogge – riscontrata sino a qualche settimana fa – unitamente alle alte temperature delle acque a causare la morìa dei pesci, mentre nella laguna di Varano la salinità eccessiva avrebbe invece inibito la fotosintesi ed il metabolismo delle ostriche. L’Arpa Puglia ha effettuato un sopralluogo insieme al Cnr e l’Ismar, Istituto di Scienze Marine di Lesina. I campioni hanno coinvolto le acque in 15 punti della Laguna di Lesina per la valutazione di alcuni parametri chimico fisici, tra cui l’ossigeno disciolto, oltre che il fitoplancton, per verificare la presenza di alghe, soprattutto quelle potenzialmente tossiche.

Con il cambiamento della distribuzione nella pioggia dal punto di vista geografico e temporale e la mancata gestione ottimale delle zone di coltivazione dei mitili, si sta mettendo a rischio un intero settore che – spiega Coldiretti regionale – ogni anno porta sulle tavole degli italiani oltre 20mila tonnellate di molluschi fra cozze e ostriche allevate in Puglia. La Puglia, tra l’altro, ha il triste primato nazionale di essere la regione d’Italia dove piove meno con 641,5 millimetri annui medi e impatti gravi sull’agricoltura, afferma Coldiretti Puglia, sulla base del Rapporto dell’ISPRA e del Sistema Nazionale per la Protezione dell’ambiente e mantiene anche il primato negativo della disponibilità annua media di risorsa pro capite con soli 1000 metri cubi, meno della metà della disponibilità annua pro capite media nazionale stimata in 2330 metri cubi.

La situazione climatica in un anno come il 2022 segnato fino ad ora da precipitazioni praticamente dimezzate rischia così – evidenzia Coldiretti Puglia – di aumentare le importazioni dall’estero che già rappresentano 1/3 dei consumi e che sono balzate del +50% nei primi tre mesi dell’anno. Servono interventi per rivitalizzare il ricambio delle acque – aggiunge Coldiretti Impresapesca – anche perché la tendenza all’innalzamento della colonnina di mercurio è ormai strutturale in Puglia dove – precisa la Coldiretti – la classifica degli anni più caldi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo periodo e comprende nell’ordine il 2018, il 2020, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2003. L’emergenza acqua per la miticilicoltura pugliese  – aggiunge Coldiretti Impresapesca Puglia – si aggiunge a quella rappresentata dal caro carburanti con il prezzo medio del gasolio per la pesca che è praticamente raddoppiato (+90%) rispetto allo scorso anno costringendo i pescherecci italiani a navigare in perdita o a tagliare le uscite e favorendo le importazioni di pesce straniero, considerato che fino ad oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata proprio dal carburante.

E intanto la flotta peschereccia pugliese, denuncia Coldiretti Puglia, ha perso oltre 1/3 delle imprese e 18.000 posti di lavoro, con un contestuale aumento delle importazioni dal 27% al 33%. Di assoluto rilievo i numeri del settore in Puglia, segnala Coldiretti, il cui valore economico è pari all’1% del PIL pugliese e arriva fino al 3,5% se si considera l’intero indotto, conta 1500 imbarcazioni, 5000 addetti, 10 impianti di acquacoltura e mitilicoltura. Le aree vocate sono prioritariamente Manfredonia, Molfetta, sud Barese, Salento, dove il pescato più importante è costituito da gamberi, scampi, merluzzi. Una crisi quella del settore ittico, che si trascina da 30 anni – rileva Coldiretti Puglia – in un mercato, quello del consumo del pesce, che aumenta, ma sempre più in mano alle importazioni. La produzione ittica derivante dall’attività della pesca è da anni in calo e quella dell’acquacoltura resta stabile, non riuscendo a compensare i vuoti di mercato creati dell’attività tradizionale di cattura. Una rinascita che passa per il mercato e sulla quale Coldiretti sta cercando di impegnarsi a fondo, facendo partire iniziative nei Mercati di Campagna Amica che hanno come obiettivo la vendita diretta, la semplificazione e la tracciabilità. A tal proposito, riportiamo qui sotto i link ad alcuni video diffusi sul web:

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