“9 famiglie pugliesi su 10 consumano olio extravergine d’oliva tutti i giorni”: i dati soddisfacenti di Coldiretti dimostrano che la sensibilizzazione e la cultura identitaria migliorano nella popolazione regionale

In Puglia 9 famiglie su 10 consumano olio extravergine d’oliva tutti i giorni, con una crescente attenzione verso il prodotto di qualità che ha favorito la nascita di corsi e iniziative anche per abbinare l’olio extravergine giusto in cucina. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, che, nei giorni scorsi, ha organizzato a Trani, con PugliaOlive e Campagna Amica, una giornata di formazione dedicata ai ristoratori sull’olio giusto da usare in cucina per arricchire i piatti, con lo chef stellato Felice Sgarra che ha abbinato alle ostriche al GIN l’olio evo di Peranzana, il carpaccio di tonno con gamberi alla “puttanesca” all’olio extravergine di Ogliarola, lo spaghettone “primo grano”, aglio, olio e polvere di peperone crusco con cicale nostrane con l’olio extravergine IGP Olio di Puglia, il brodo e la carne sua stessa con un evo fruttato intenso di Coratina e la mousse di ricotta e patata con frutti di bosco con gli oli extravergine Carolea e Cima di Melfi.

“Diffondere la cultura dell’olio extravergine di oliva in cucina, fra i turisti e i consumatori e supportare la crescita continua della filiera dell’olio in Italia e all’estero è il nostro obiettivo perché i consumatori sono affamati di informazioni e conoscenza sul mondo dell’olio”, commenta Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia che ricorda come l’ulivo in Puglia sia presente su oltre 370mila ettari di terreno coltivato, “con l’olivicoltura pugliese che è la più grande fabbrica green del Mezzogiorno d’Italia con 60 milioni di ulivi, il 40% della superficie del Sud, quasi il 32% nazionale e l’8% comunitaria ed un valore di 1 miliardo di euro di PLV (Produzione Lorda Vendibile) di olio extravergine di oliva”.  Il segreto del successo è da ricercare in un patrimonio di biodiversità unico al mondo con 53 varietà di olive coltivate da nord a sud della Puglia – insiste Coldiretti Puglia – dalle quali nascono 5 oli extravergine DOP e 1 IGP Olio di Puglia, oltre a decine di produzioni a km zero legate ai territori. L’olio extravergine nel mondo è utilizzato soprattutto per condire – dice Coldiretti Puglia – in primis verdure e poi carni e pesci, mentre l’utilizzo per la cottura si ferma a poco più del 45% degli users di olio.

Il 20% di coloro che acquistano olio extravergine lo fa per usi estetici e curativi, una percentuale di poco inferiore lo usa come ingrediente per pani e dolci – aggiunge Coldiretti Puglia – mentre in Asia viene utilizzato più che in altri Paesi a fini estetici, curativi e come ingrediente, ma meno per cucinare, friggere e come condimento. In Europa è la Francia a farne un uso più vario e più spiccato per fini estetici e curativi; in Gran Bretagna l’uso è più vario e più diffuso per preparare dolci, biscotti e pani; gli stessi comportamenti si registrano nei paesi dell’Est e in Olanda. In generale il mercato risponde molto bene all’olio extra vergine di oliva italiano, con il 75% dei consumatori che si dichiara propenso all’acquisto se si tratta di prodotto italiano e la maggioranza assoluta dichiara che al momento di acquistare un olio extravergine d’oliva non bada al prezzo per avere la massima qualità. Come precisano Coldiretti e Unaprol (Consorzio Olivicolo Italiano), l’Italia è fra i primi tre maggiori consumatori di olio extravergine di oliva al mondo con circa 480 milioni di chili, subito dopo la Spagna e prima degli Stati Uniti e rappresenta il 15% dei consumi mondiali (elaborazioni Coldiretti e Unaprol sugli ultimi dati International Oil Council). Usiamo in media otto chili a testa di olio extravergine di oliva e ogni famiglia spende in media 117 euro all’anno per acquistare olio d’oliva che è anche l’alimento più popolare sulle tavole nazionali, più di pane e pasta, utilizzato da oltre il 97% degli italiani nell’ultimo anno (analisi Coldiretti su dati Istat).

Per i consumi interni resta forte la propensione all’acquisto all’interno delle grandi catene commerciali ma crescono gli acquisti diretti nelle aziende agricole e nei frantoi. I consumatori usano in media 8 chili a testa di olio extravergine di oliva e ogni famiglia spende in media 117 euro all’anno per acquistare olio d’oliva che è anche l’alimento più popolare sulle tavole nazionali, addirittura più di pane e pasta, utilizzato da oltre il 97% degli italiani nell’ultimo anno, secondo un’analisi di Coldiretti sui dati Istat sugli stili alimentari con una crescente attenzione verso il prodotto di qualità che ha favorito la nascita di corsi e iniziative come la Evo School di Unaprol che forma gli esperti dell’olio del ventunesimo secolo.

Il consiglio della Coldiretti è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di comperare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche. A livello regionale e nazionale vanno programmate e realizzate campagne quinquennali di comunicazione, strutturali e adeguatamente finanziate, che promuovano – dice Coldiretti Puglia – in maniera strategica e coordinata il prodotto simbolo della Puglia, l’olio extravergine di oliva. Ma è importante lavorare anche sull’internazionalizzazione per sostenere le imprese che vogliono conquistare nuovi mercati e rafforzare quelli consolidati – conclude Coldiretti Puglia – valorizzando il ruolo strategico dell’ICE e con il sostegno delle ambasciate.

RAPPORTO COLDIRETTI/CENSIS

“Gli italiani e il cibo nelle crisi e oltre” 

BOLLETTE: COLDIRETTI/CENSIS, TAGLI A TAVOLA PER 1 ITALIANO SU 2

ALCOLICI, DOLCI E PESCE IN CIMA ALLA CLASSIFICA DELLE RINUNCE

SCATTATE LE STRATEGIE DI SOPRAVVIVENZA, TORNANO DOGGY E GAVETTA

A causa del caro prezzi più di un italiano su due (52%) ha tagliato il cibo a tavola in quantità o in qualità, con un effetto dirompente che grava soprattutto sulle famiglie a basso reddito. E’ quanto emerge dal primo rapporto Coldiretti/Censis “Gli italiani e il cibo nelle crisi e oltre” presentato in occasione dell’apertura del XX Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione a Villa Miani a Roma, con la presenza del presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, del Direttore Generale Censis Massimiliano Valerii e del Ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida.

Con l’inflazione che ha colpito duramente i prezzi dei beni alimentari al consumo, il 47% dei cittadini è stato costretto a tagliare le quantità di cibo acquistato – spiegano Coldiretti/Censis – ma se si considera la fascia di popolazione a basso reddito, la percentuale sale addirittura al 60%, mentre per i redditi alti si scende al 24%. Accanto a chi è stato costretto a mettere meno cibo nel carrello per far quadrare i bilanci familiari, c’è poi un 37% di italiani che ha preferito risparmiare sulla qualità (il 46% nel caso dei bassi redditi, ma appena il 22% per quelli alti). Le rinunce – sottolineano Coldiretti/Censis – sono dunque socialmente differenziate secondo una logica di “food social gap” con gli adulti e i giovani che tagliano molto più degli anziani, e i bassi redditi più che i benestanti. Peraltro, oltre sei italiani su dieci tra coloro che tagliano gli acquisti sono convinti che questa situazione durerà almeno per tutto il 2023.

Nella classifica dei prodotti più colpiti dalla scure dei consumatori ci sono al primo posto gli alcolici ai quali – rilevano Coldiretti/Censis – sono stati costretti a dire addio, del tutto o anche solo parzialmente, il 44% degli italiani. Al secondo posto i dolci che vengono tagliati in quantità dal 44%, mentre al terzo ci sono i salumi ai quali ha rinunciato il 38,7% dei cittadini, subito davanti al pesce (38%) e alla carne (37%). Ma il carovita porta addirittura a ridurre gli acquisti di alimenti per bambini, con il 31% di persone che ne acquista di meno. In situazione di difficoltà i meno colpiti sono alcuni prodotti base della dieta mediterranea come frutta (tagliata del 16% dei consumatori), verdura (dal 12%) e pasta (dall’11%).

Sono scattate le strategie di sopravvivenza dei cittadini, dall’utilizzo degli avanzi alla doggy bag al ristorante, dal ritorno della gavetta in ufficio agli orti sul balcone, dalla lista della spesa fino all’assalto ai discount sono solo alcune delle strategie adottate dagli italiani per far fronte al carovita, con la crescita a doppia cifra dell’inflazione che mette in crisi i bilanci delle famiglie. Con la crisi economica scatenata dal conflitto in Ucraina il 58% degli italiani ha iniziato a cucinare pietanze utilizzando gli avanzi dei pasti precedenti, secondo Coldiretti/Censis, allargando a una fascia importante di popolazione una pratica sino ad oggi seguita da quote più ridotte di persone, coniugando la necessità di risparmiare con l’importanza etica di ridurre lo spreco. Il riutilizzo degli avanzi si sposta poi – rilevano Coldiretti/Censis – dalle mura domestiche all’ufficio, con il 52% dei lavoratori che dichiara di portarsi al lavoro la gavetta con il cibo, magari preparato utilizzando quanto rimasto di pasti precedenti.

Ma sono soprattutto gli “orti di guerra” a coniugare la necessità di risparmiare qualcosa con la volontà di non rinunciare alla qualità senza toccare il portafogli. Il 41% degli italiani dichiara di coltivare frutta, verdura, erbe aromatiche in casa sul balcone, negli orti urbani o in piccoli orti di proprietà secondo Coldiretti/Censis, con una spinta che viene soprattutto dai più giovani e dagli anziani. In molti casi si tratta di micro-coltivazioni che vanno dagli ortaggi agli agrumi come i limoni o, addirittura a vasi di basilico e altre essenze, ma rappresentano comunque un segnale del ritorno di attenzione per l’origine del cibo, con cui ottenere qualche piccolo risparmio sulla spesa e, al contempo, disporre di frutta o verdura considerata migliore perché più genuina.

La volontà degli italiani di non arrendersi al caro prezzi si sposta poi dagli orti ai ristoranti dove ben il 49% di clienti si dice pronto a chiedere la doggy bag per portarsi via gli avanzi, con una percentuale che nei giovani sale addirittura al 58%. L’idea che occorre evitare sprechi – notano Coldiretti/Censis – con positivi effetti sul risparmio nella spesa, è diventata dunque più forte del senso di vergogna che sino ad oggi limitava il ricorso a questa pratica peraltro molto diffusa nel mondo anglosassone.

Ma le strategie di risparmio si applicano soprattutto al momento di fare la spesa, con l’81% degli italiani che ha preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare – spiegano Coldiretti/Censis – per mettere sotto controllo le spese d’impulso, evitando di farsi guidare troppo dalla molteplicità di stimoli che sono attivati nei punti vendita. E cambiano anche i luoghi della spesa con il 72% degli italiani che si reca e fa acquisti nei discount, mentre l’83% punta su prodotti in offerta, in promozione.

Ma c’è anche chi nella situazione di difficoltà preferisce fare una spesa etica con 8 italiani su 10 (80%) che acquistano ovunque possibile prodotti agricoli italiani, perché li considera di qualità più alta ma anche per dare supporto economico all’agricoltura italiana conclude Coldiretti nel precisare che “quasi sette italiani su 10 (69%) cercano regolarmente di prodotti a chilometro zero e il 50% effettua acquisti nei mercati dei contadini con l’obiettivo di sostenere le realtà locali, ridurre l’impatto ambientale dei lunghi trasporti e garantirsi prodotti più freschi che durano di più. Un impegno sostenuto dalla Coldiretti con la realizzazione la più estesa rete di vendita diretta nel mondo con 15mila agricoltori aderenti in quasi 1200 mercati lungo la Penisola dove hanno fatto la spesa 20 milioni di italiani.

LA CLASSIFICA DELLE RINUNCE A TAVOLA

 

Prodotto                                                            % di italiani che ne hanno tagliato il consumo

  1. Alcolici                                        44%
  2. Dolci                                           44%
  3. Salumi                                        39%
  4. Pesce                                         38%
  5. Carne                                         37%
  6. Alimenti per bambini (merendine, dolci ecc.)            31%
  7. Pane                                           23%
  8. Frutta                                          16%
  9. Verdura                                      12%
  10. Pasta                                          11%

Fonte: Rapporto Coldiretti/Censis

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