In Puglia tre casi di trichinosi umana: batterio si annida nelle carni poco cotte. Diarrea e febbre tra i sintomi

Ammontano a tre i casi accertati di trichinosi umana in un comune a nord della regione Puglia:

Stando a quanto si apprende, infatti, le autorità hanno avviato una verifica dei prodotti potenzialmente infestati in un comune in Provincia di Foggia. Per le dovute verifiche, sono intervenuti il locale Servizio Veterinario di Igiene degli Alimenti di Origine Animale dell’ASL Foggia. A provocare la malattia, lo ricordiamo, è un batterio, la trichinella, che può attaccare l’uomo in caso di consumo di carni crude o “al sangue” di cavallo, suino, cinghiale. Questi i sintomi:

Negli esseri umani, la trichinosi può causare diarrea, dolori muscolari, sindrome simil-reumatica, debolezza, edemi alle palpebre, fotofobia e febbre. In natura, il batterio si diffonde soprattutto nelle specie carnivore ed onnivore (lupo, cinghiale, volpe, tasso, cane, gatto, uomo). Il parassita è capace di resistere, per un mese, al congelamento a -15 C° anche se può essere neutralizzato nel momento in cui la temperatura di cottura nel cuore delle carni raggiunge i 70 C° per almeno 4 minuti. Nel caso di salumi e salsicce, essiccatura, invece, nemmeno la salatura e l’affumicamento sono in grado di garantire la morte dei parassiti.

Per questo, le autorità sanitarie raccomandano di sottoporre a controllo le carni dei maiali macellati a domicilio per uso familiare e tutti i cinghiali abbattuti durante la caccia, come prevede la legge, coinvolgendo il Servizio Veterinario di Igiene degli Alimenti di Origine Animale; segnalare al Servizio Veterinario Area C la presenza di carcasse di animali morti nei boschi (in particolare, volpi e lupi). Inoltre, non bisogna abbandonare visceri e carcasse di cinghiali nell’ambiente (poiché se infestate da trichinella, come indicato precedentemente, potrebbero perpetuare il ciclo tra gli animali selvatici).

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