In Puglia parto naturale per donna malata di tumore, tra i pochissimi casi in Italia

Diventare mamma anche con un tumore si può: il primo caso del genere in Puglia – fra i pochissimi in Italia – è stato registrato in una struttura sanitaria pubblica:

Stando a quanto si apprende, si è trattato di un parto naturale, con una gravidanza ottenuta grazie ad un programma di oncofertilità, a seguito del scongelamento di ovociti. La neomamma – una donna, 40 anni, paziente oncologica seguita dal Dipartimento del rischio riproduttivo della Asl di Bari – ha così partorito all’Ospedale Di Venere, dopo che a marzo 2020, all’inizio della pandemia, si era rivolta al Centro di Procreazione Medicalmente Assistita di Conversano per intraprendere un percorso di preservazione della fertilità, in seguito ad un intervento chirurgico per rimuovere un carcinoma mammario:

Dopo aver terminato la terapia audiuvante per il tumore, la paziente è quindi tornata nel 2022, ottenendo dall’oncologo di riferimento il via libera per la gravidanza. La donna è stata quindi sottoposta ad una serie di esami e ad una preparazione adatta alle pazienti con anamnesi per patologia oncologica mammaria, con lo scongelamento degli ovociti il 1 giugno 2022, inseminati con gli spermatozoi del partner ed, infine, il trasferimento degli embrioni in cavità uterina. A distanza di due settimane dal transfer, il test è risultato positivo: la donna ha quindi continuato la gravidanza sino al parto.

“La donna è stata accolta e seguita nella struttura di Conversano in pieno lockdown – commenta il direttore generale Antonio Sanguedolce – anche per questo è un caso straordinario, che dimostra come tutti i servizi aziendali, compreso quella della riproduzione assistita, nonostante le restrizioni della pandemia, non si siano mai fermati e al contrario hanno garantito l’assistenza necessaria alle persone”. La paziente è stata seguita e accompagnata durante tutto il percorso della gravidanza dall’équipe del Dipartimento Gestione Avanzata Rischio Riproduttivo e Gravidanze a Rischio, diretto dal dottor Paolo Volpe:

“Oggi – dichiara – registriamo un buon segnale per la sanità pubblica che dimostra che la collaborazione delle diverse unità operative di questo Dipartimento è uno dei presupposti per la gestione di casi più complessi, i quali richiedono competenze adeguate presenti nella nostra regione e correttamente articolate nel nostro Dipartimento”. Nel monitoraggio della gravidanza è stato eseguito lo screening del primo trimestre presso la Medicina Fetale con esito di basso rischio sia per cromosomopatie che per ritardo di crescita e preeclampsia.

A partire dalla ottava settimana di gravidanza è stata affidata alle cure del dottor Mario Vicino, direttore della Unità operativa complessa di Ostetricia e Ginecologia del Di Venere. Il decorso della gravidanza è stato monitorato in modo costante e ha mostrato un andamento fisiologico sia dal punto di vista materno che dal punto di vista fetale. Alla 36esima settimana, la signora è stata indirizzata all’ambulatorio della gravidanza a termine ed è stato indotto il travaglio di parto alla 40esima settimane e 3 giorni per riduzione del liquido amniotico. E’ stato successivamente indotto il travaglio e il parto è avvenuto spontaneamente alle ore 00:26 del 2 marzo con la nascita di un bambino del peso di 3 chili e 470 grammi in ottime condizioni.

“La possibilità di avvalersi nell’ambito della nostra azienda di competenze di alta specializzazione  – spiega il direttore della UOC Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Di Venere, Mario Vicino –  consente oggi di garantire anche nella nostra realtà regionale un percorso dedicato alle donne giovani con problematiche oncologiche che intendano intraprendere una maternità in maniera protetta e tutelata, grazie a operatori dedicati alla gestione della mamma e del feto”.

Il parto successivo al percorso di riproduzione assistita in una paziente oncologica è tra i pochissimi finora registrati anche a livello nazionale. Il percorso di oncofertilità della paziente è cominciato a marzo 2020, quando, dopo essere stata operata fuori regione per un tumore al seno e, prima di intraprendere la chemioterapia, la signora si è rivolta al Centro di Procreazione medicalmente assistita che ha sede nel presidio territoriale di assistenza a Conversano per iniziare un programma di preservazione della fertilità che consiste nel congelamento degli ovociti. Vista la prestazione di urgenza per una paziente oncologica, la direzione generale ha autorizzato il prelievo ovocitario ad aprile 2020, preceduto da stimolazione ovarica con un protocollo dedicato ai tumori mammari. La paziente è tornata nel 2022, dopo aver terminato la terapia audiuvante per il tumore, e dopo il via libera dell’oncologo di riferimento per la gravidanza. La donna è stata sottoposta ad una serie di esami e ad una preparazione adatta alle pazienti con anamnesi per patologia oncologica mammaria, per cui sono stati scongelati gli ovociti il 1 giugno 2022, inseminati con gli spermatozoi del partner e sono stati trasferiti gli embrioni in cavità uterina. A distanza di due settimane dal transfer, è stato fatto il test di gravidanza che è risultato positivo.

“Un figlio dopo il cancro? La Puglia risponde presente – dichiara Giuseppe D’Amato, direttore della Fisiopatologia della riproduzione umana e PMA della ASL – la nascita di oggi rappresenta una bella pagina di sanità pubblica scritta dalla ASL di Bari e dal suo Dipartimento del rischio riproduttivo, unico finora presente in Italia. Il caso della paziente oncologica – aggiunge Damato- non è un caso fortuito perché ci abbiamo messo anni per arrivare a questi risultati. E non è nemmeno isolato, in quanto abbiamo in corso un’altra gravidanza ottenuta dallo scongelamento di ovociti”. 

Il volume di attività rende il centro di Conversano un punto di riferimento nell’ambito della procreazione medicalmente assistita non solo per la Puglia.  Sono state ad oggi eseguite infatti 750 prestazioni di oncofertilità, con 325 congelamenti di liquido seminale in pazienti oncologici e 150 congelamenti di ovociti in donne con tumore. La PMA ha preso in carico finora complessivamente circa 4400 coppie in favore delle quali sono state erogate oltre 52.000 prestazioni ambulatoriali. Sono, invece, 560 le tecniche di primo livello con percentuale di successo di circa il 14% e 3400 le tecniche di secondo livello (percentuale di successo del 40%).

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