Amianto sulle coste pugliesi, studio scientifico dell’Università di Bari analizza gli scarichi a Taranto

Un recente studio di rilevanza internazionale condotto da un gruppo di ricerca di Uniba, ha rilevato la presenza di grandi quantità di cemento-amianto e rifiuti di ogni genere sulla costa tarantina.

Il gruppo di ricerca è coordinato dal prof. Massimo Moretti, Docente di Sedimentologia, presso il Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari (UniBa), Coordinatore del Corso di Laurea in Scienze Ambientali di UniBa con sede a Taranto ed Editor-in-Chief della rivista Sedimentary Geology. Lo studio, a firma di S. Lisco, I. Lapietra, R. Laviano, G. Mastronuzzi, T. Fracchiolla, M. Moretti, dal titolo ‘’Sedimentological features of asbestos cement fragments in coastal environments (Taranto, southern Italy” (https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0025326X22011511) è stato pubblicato di recente sulla rivista Marine Pollution Bulletin.  È il primo studio ad indagare l’origine di un fenomeno molto diffuso a livello mondiale:

la presenza di frammenti di cemento-amianto sulle spiagge sabbiose. I materiali in cemento-amianto (ACM) sono diffusi negli ambienti costieri a seguito di attività di scarico illegali. Questo studio si concentra sull’area tarantina (Italia) nel bacino del Mar Grande. La presenza di accumuli di materiali da costruzione contenenti elevate quantità di ACM nella zona costiera, la loro progressiva erosione, il trasporto e la deposizione nella baia di Marechiaro costituiscono un grave pericolo ambientale. Una metodologia di ricerca interdisciplinare definisce la successione temporale degli scarichi, i processi e le fasi erosive, la diffusione dell’ACM sull’adiacente spiaggia, le caratteristiche mineralogiche e lo stato fisico dell’ACM. I risultati dell’indagine mostrano che le operazioni di scarico di questi materiali cominciano nei primi anni ’90 e terminano prima del 2000. Essi formano una falesia marina soggetta a continua erosione sviluppando una vera e propria spiaggia con sabbie composte prevalentemente da questi sedimenti artificiali inquinati.

Il sito, dopo le prime segnalazioni, è stato posto sotto sequestro e il Comune di Taranto si appresta a programmare interventi di bonifica. Queste pratiche di sversamento di materiali di risulta in mare sono molto diffusi per esempio in Inghilterra e in Italia (Bagnoli, Bari, Siracusa, Trieste). Analizzare nel tempo i processi di modificazione fisica e di alterazione cui questi materiali sono soggetti è importante perché la pericolosità del cemento-amianto è legata alla sua friabilità (stato fisico). Maggiore è il trasporto lungo la costa, maggiore sarà la dispersione delle fibre di amianto in mare e sulla costa. Queste possono raggiungere dimensioni tali da entrare nell’apparato respiratorio dei bagnanti, costituendo un reale pericolo per la loro salute.

Fonte: https://www.uniba.it/it/ateneo/rettorato/ufficio-stampa/comunicati-stampa/anno-2023/studio-internazionale-su-frammenti-di-amianto-sulle-coste-tarantine

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