In Puglia l’omaggio delle donne imprenditrici a Giulia Cecchettin, 23mila le aziende agricole al femminile nella nostra regione

Sono più di 23mila le aziende agricole condotte da donne in Puglia che stanno rivoluzionando in senso innovativo l’economia isulla scorta di un rinnovato protagonismo femminile che va sostenuto con nuove misure incentivanti e premianti. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti Puglia, su dati Unioncamere divulgata in occasione del seminario formativo sulla certificazione di genere, organizzato dall’Osservatorio Nazionale Parità di Genere presso Coldiretti Puglia, al fine di costruire un ambiente inclusivo nelle aziende, che si è aperto con minuto di raccoglimento per la tragica e inaccettabile morte di Giulia Cecchettin:

La formazione è importante per tutte le donne imprenditrici che hanno scelto di lavorare in agricoltura, dimostrando capacità di coniugare la sfida con il mercato e il rispetto dell’ambiente, la tutela della qualità della vita, l’attenzione al sociale, a contatto con la natura assieme alla valorizzazione dei prodotti tipici locali e della biodiversità. Un ruolo che oggi deve prendere corpo e sostanza anche sotto il profilo dei pari diritti, creando un ambiente realmente inclusivo in azienda”, ha detto la leader di Coldiretti Donne Puglia, Rita Tamborrino, nel sottolineare che “il rinnovato fascino della campagna per le donne trova riscontro nella comune convinzione che quello dell’agricoltura è diventato un settore capace di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, anche per le donne che sono peraltro destinate ad aumentare nel tempo”, ha concluso Tamborrino.

Le aziende agricole ‘rosa’ stanno dando un volto multifunzionale e innovativo con professioni antiche riviste in chiave moderna, in agricoltura, silvicoltura e pesca in Puglia, dove cresce anche il numero di agriturismi in rosa (+ 3,7%), passati da 286 a 305 in Puglia, a dimostrazione di quanto le imprenditrici siano riuscite- aggiunge Coldiretti Puglia – a cogliere al massimo le opportunità offerte dalla multifunzionalità in agricoltura. La loro presenza in campagna sta rivoluzionando il lavoro nei campi dove sono capaci di spaziare dall’allevamento alla coltivazione, dal florovivaismo all’agriturismo, dalla trasformazione dei prodotti alla vendita diretta. Ma il vero motore delle donne in agricoltura sono le attività sociali, dalla fattoria didattica agli agriasilo, ma anche importanti attività per l’inserimento nel mondo del lavoro delle donne meno fortunate, spesso vittime di violenze e soprusi. La situazione è in positiva evoluzione anche se resta ancora un pesante gender gap – aggiunge Coldiretti regionale – come conferma l’ultimo censimento Istat che evidenzia come la percentuale di aziende agricole al femminile su quelle agricole totale sia salita al 31,5%, grazie a una crescita costante ma lenta nel corso dei decenni.

Le imprenditrici agricole sono giovani e con un’alta professionalità, tanto che una su quattro (25%) è laureata – continua Coldiretti – peraltro sempre più spesso non in indirizzo agrario. Molte donne scelgono, infatti, l’agricoltura dopo percorsi di studio o esperienze in settori molto diversi, anche per cambiare vita. Non a caso quasi la metà delle domande di primo insediamento in agricoltura delle misure dedicate agli under 40 provengono da ragazze, secondo Coldiretti. Oltre il 50% delle donne in campagna svolge più di una attività connessa alla produzione primaria, soprattutto vendita diretta, agriturismo e trasformazione di prodotti agricoli. Ben il 60% delle donne nelle loro aziende ha poi scelto di dedicare parte della produzione dal biologico al biodinamico e di operare per una filiera di qualità attenta alla sostenibilità, alla tutela della biodiversità e delle risorse naturali, del paesaggio e del benessere animale. In particolare, poi, le donne creano legami forti con il territorio e sono un vero e proprio presidio per la sopravvivenza e la valorizzazione delle aree rurali. L’identikit delle nuove contadine: Il 25% è laureato; il 50% ha attività multifunzionali (vendita diretta, agriturismo, trasformazione dei prodotti, fattoria didattica e sociale); il 60% pratica attività green come l’agricoltura biologica.

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