Archeologia Puglia: importanti reperti storici del periodo greco riaffiorano durante lavori di scavo a Taranto

A Taranto durante  i lavori di potenziamento rete effettuati sulle linee in Media Tensione, sono state rinvenute evidenze riferibili al periodo greco in Via D’Alò Alfieri e in Via Dante, all’interno del cortile dell’Istituto Professionale Cabrini. Con la disponibilità di E-Distribuzione S.p.A., hanno avuto inizio gli interventi di scavo archeologico di emergenza, richiesti dalla Soprintendenza Nazionale per il patrimonio subacqueo nelle due aree individuate e condotti dagli archeologi di ETHRA Archeologia e TurismoETHRA, sotto la Direzione scientifica della Dott.ssa Annalisa Biffino della Soprintendenza e con la partecipazione dell’Impresa SOIGEA Srl.

Lo scavo in Via D’Alò Alfieri ha messo in luce una grande fossa di scarico quadrangolare, che conteneva ceramica a vernice nera, ceramica sovraddipinta, materiale votivo, distanziatori riferibili alla produzione di ceramica in fornaci, ceramica da fuoco e acroma e persino un’antefissa con figura di Gorgone. Da una prima analisi i frammenti ceramici rinvenuti sembrano coprire un arco di tempo compreso tra la fine del VI e il III sec. a.C.
Al termine delle attività di scavo e di documentazione l’evidenza è stata opportunatamente protetta e reinterrata per consentire la prosecuzione dei lavori di posa delle condotte elettriche.
Lo scavo in Via Dante all’interno dell’I.P. Cabrini, ha messo in evidenza tre tombe a fossa scavate nel banco roccioso: la tomba 1 era completamente vuota mentre la tomba 2 presentava lo scheletro di un individuo (probabilmente femminile) inumato in posizione supina con un corredo costituito una coppetta biansata, un’oinochoe e una lekythos, tutti in ceramica a vernice nera, e da un anellino in bronzo. Gli elementi del corredo, molto diffusi nelle tombe tarantine di età ellenistica, sono inquadrabili nei decenni finali del IV sec. a.C. La tomba 3, di dimensioni molto più ridotte, presentava una copertura ad unica lastra sempre in carparo e conservava al suo interno un individuo di età giovanile privo di corredo.

Taranto deve le sue origini agli spartani che la fondarono nell’VIII secolo a.C. col nome di Taras: in quell’epoca la città pugliese divenne una delle più importanti polis della Magna Grecia al punto da affermare la sua superiorità politica sulle altre colonie del Meridione. E proprio da quel periodo di splendore sembrano provenire i ritrovamenti affiorati nel rione Montegranaro. Attualmente i reperti sono stati opportunamente protetti e reinterrati per consentire la prosecuzione dei lavori di posa dei cavi elettrici. Nel frattempo si sta lavorando per garantire la salvaguardia di queste preziose testimonianze.

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