In Puglia esisteva una civiltà antichissima: nuove evidenze dei Messapi

I Messapi, un popolo antico di origine incerta, abitavano la Puglia meridionale, conosciuta come Messapia, dal IX secolo a.C. al 266 a.C., quando furono sottomessi dai Romani. La loro cultura affascinante e misteriosa ha lasciato numerose tracce archeologiche che ci permettono di ricostruire la loro vita e le loro usanze:

Evidenze archeologiche:

  • Città murate: I Messapi erano abili costruttori di città fortificate, come Ostuni, Lecce, Vaste e Oria. Le mura, spesso realizzate con blocchi di pietra calcarea, cingevano l’acropoli, la parte alta della città, dove si trovavano i templi e gli edifici pubblici.
  • Necropoli: Le necropoli messapiche sono ricche di tombe a fossa, a camera e a ipogeo. All’interno sono stati rinvenuti corredi funebri che includono vasellame, gioielli, armi e armature, offrendo preziose informazioni sulla vita quotidiana e le credenze religiose del popolo.
  • Santuari: I Messapi erigevano santuari in onore delle loro divinità, spesso in luoghi naturalistici suggestivi. Tra i più noti ricordiamo il santuario di Roca Vecchia a Melendugno, dedicato alla dea Demetra, e il santuario di Monte Sannace a Brindisi, dedicato al dio Menzana.
  • Manufatti: La produzione artigianale messapica era ricca e varia. Tra i manufatti più pregiati troviamo ceramiche decorate con motivi geometrici e figurati, statuette in terracotta e gioielli in oro e argento.

La citazione di Strabone:

Il geografo greco Strabone, vissuto nel I secolo d.C., nella sua opera “Geografia” descrive i Messapi come un popolo “bellicoso e dedito all’agricoltura“. Inoltre, menziona la loro abilità nella navigazione e nella pirateria. La sua testimonianza, insieme ad altre fonti letterarie e archeologiche, ci aiuta a delineare un quadro più completo di questo antico popolo.

Dal V secolo a.C. in poi i Messapi sembrano costituire un’associazione di città-stato in funzione difensiva, assimilabile alle simmachie greche[25]. Questi centri abitati autonomi, anche se non particolarmente estesi, potrebbero corrispondere alle tredici città del territorio alle quali accenna Strabone[26]. Tali simmachie vanno viste come forme rudimentali di associazioni internazionali momentanee e intermittenti perché legavano gli aderenti soltanto per il breve periodo di una guerra[25].

La storia dei Messapi dal V al III secolo a.C. è costellata di alleanze più o meno effimere contro gli Italioti o al fianco degli Italioti: conosciamo l’alleanza sorta per iniziativa iapigia intorno al 473 a.C. in funzione antitarantina e antireggina, che portò alla momentanea vittoria dei Messapi sulle due potenti città magnogreche[27] e una spedizione punitiva iapigia contro Reggio[28]. Gli storici greci ricordano che i Messapi sterminarono l’esercito di Tarentini e Reggini impiegando proficuamente la loro cavalleria. La disfatta di Taranto e Reggio fu terribile, Erodoto narra così dello sterminio di Tarentini e Reggini:

«fu questa la più grande strage di Greci e Reggini che noi conosciamo, che dei Reggini morirono 3000 soldati e dei Tarantini non si poté nemmeno contare il numero.» (Erodoto)

L’avvenimento ebbe una forte eco in tutto il mondo greco tanto che Aristotele precisa che l’avvenimento “accadde un po’ dopo che i Persiani invasero la Grecia” e aggiunge che fu anche a causa di tale sconfitta che Taranto mutò il suo regime da aristocratico a democratico[29]. A questi eventi seguì la riscossa di Taranto, come documentato dal donario tarantino, opera di Agelada di Argo, innalzato a Delfi nel V secolo a.C.[30] che mostrava cavalli e donne messapiche prigioniere: «…statue di fanti e di cavalieri, il re degli Iapigi Opis, venuto in soccorso ai Peucezi. Questi è rappresentato come morto in battaglia, e su di lui giacente al suolo si levano l’eroe Taras e Falanto di Sparta»[31].

Tucidide riferisce di un aiuto offerto nel 413 a.C. dai Messapi ad Atene, nella cosiddetta guerra del Peloponneso in occasione della spedizione contro Siracusa. I generali ateniesi Demostene ed Eurimedonte attraversarono il mar Ionio e approdarono alle isole Cheradi (di fronte a Taranto), per imbarcare 150 lanciatori di giavellotto messapi forniti da Artas principe messapico (dinastes) in nome di un antico trattato di amicizia (palaia philìa) tra Messapi e Ateniesi

«Demostene ed Eurimedonte, quando l’armata al raduno di Corcira e le forze del continente furono in assetto, attraversarono con l’intero esercito lo Ionio fino a capo Iapigio. Quindi, salpati nuovamente, operarono uno sbarco alle isole Cheradi, un distretto della Iapigia, dove reclutarono per l’imbarco sulla propria flotta circa centocinquanta lanciatori di giavellotto iapigi di stirpe messapica, e dopo aver rinnovato antichi legami d’amicizia con Artas, che in qualità di sovrano aveva fornito alcuni giavellottisti, giunsero a Metaponto, sulla costa italica.» (Tucidide, Storia (VII, 33))

Cosa possiamo imparare dai Messapi:

La cultura messapica rappresenta un importante tassello della storia della Puglia. Studiando le loro vestigia archeologiche, possiamo conoscere meglio le loro attività economiche, le loro relazioni con altri popoli, la loro organizzazione sociale e le loro credenze religiose. I Messapi ci hanno lasciato un’eredità preziosa che arricchisce il nostro patrimonio culturale e ci aiuta a comprendere le nostre radici.

Per approfondire:

  • Museo Civico Archeologico di Ostuni
  • Museo Provinciale Sigismondo Castromediano di Lecce
  • Parco Archeologico di Egnazia
  • Sito archeologico di Roca Vecchia

Inoltre, consigliamo di visitare alcune delle città messapiche meglio conservate, come Ostuni, Lecce, Vaste e Oria, per immergervi nell’atmosfera di questa civiltà antica.

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