Tra il mese di ottobre del 2021 ed il mese maggio del 2022 avrebbero incendiato cinque auto, tentando, poi, senza riuscirvi, di dare fuoco ad un altro veicolo. Stando a quanto si apprende, i fatti si sarebbero verificati tra i territori dei comuni di Massafra, Mottola e Palagianello, in provincia di Taranto:
Il tentativo di incendio non portato a termine avrebbe riguardato una vettura di proprietà del nuovo compagno della moglie di un altro indagato che, proprio per questo motivo, lo avrebbe commissionato. Nel corso delle attività investigative, è stato riscontrato che due degli indagati sarebbero stati i referenti sul territorio di Massafra per attentati incendiari come ritorsioni dirette o per conto di mandanti. Le modalità esecutive, presumibilmente utilizzate per appiccare gli incendi, per quanto appurato in sede investigativa, sono state varie. In alcuni casi mentre appiccavano l’incendio due degli arrestati si trovavano a bordo di una vettura rubata. In una specifica circostanza, ad esempio, uno degli indagati avrebbe versato del liquido infiammabile su uno degli pneumatici della vettura presa di mira, rimanendo a bordo del veicolo rubato. In un altro caso, invece, è stata utilizzata una bottiglia di plastica contenente del liquido ‘accelerante’:
Tali incendi, per i quali il compenso percepito si sarebbe aggirato tra i 600 ed i 1000 euro, sarebbero stati compiuti dagli indagati, dopo un’attenta osservazione dei movimenti delle vittime, in modo tale da aspettare il momento opportuno per poter operare, correndo meno rischi di essere scoperti. Le accortezze utilizzate degli indagati, secondo quanto accertato, sarebbero state maniacali, tanto da indurli ad effettuare sopralluoghi dove erano presenti le auto da dare alle fiamme. Emblematico è l’episodio in cui uno degli arrestati, essendosi sporcato i pantaloni con del liquido infiammabile nell’appiccare un incendio, si è poi premurato con la moglie di lavarli, per poi stenderli, in modo tale da evitare che potesse essere sentito, da altri, l’odore pungente dell’accelerante chimico.
L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Taranto, è stata condotta dai carabinieri delle due Compagnie con l’utilizzo di sistemi tradizionali, come servizi di osservazione, pedinamento, nonché con riscontri incrociati effettuati nelle banche dati dell’Arma. Importante è risultata, l’analisi, dei dispositivi di rilevamento Gps per il tracciamento satellitare degli spostamenti degli indagati, operata anche visionando le immagini, acquisite da numerosissime telecamere di videosorveglianza. Le fiamme, spente solo grazie all’intervento dei Vigili del Fuoco, in alcune occasioni, hanno interessato più di un’autovettura, propagandosi anche alle facciate esterne di alcuni stabili, con il rischio per l’incolumità dei passanti.
L’indagine ha accertato una fiorente attività di compravendita di sostanze stupefacenti e, in particolare, di hashish e cocaina, venduta al dettaglio nel comune di Massafra e che sarebbe stata reperita, in parte, da un altro degli indagati, di Laterza, considerato il principale fornitore. L’attività ha anche consentito di sventare sicuramente la commissione di un delitto più grave, in considerazione della pronta disponibilità di un’arma da fuoco sequestrata dai militari della Compagnia di Massafra. Rispetto a ciò, uno degli indagati, rivolgendosi al complice, avrebbe infatti detto “…quanto volevo sparare a quello…”. Le indagini, inoltre, hanno già permesso di arrestare in flagranza una persona nel comune di Massafra e di segnalare, alla Prefettura, 10 assuntori di droghe. In totale, sono sei le persone arrestate dai militari dell’Arma dei Carabinieri delle Compagnie di Massafra e Castellaneta, in provincia di Taranto, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale del capoluogo jonico, su richiesta della Procura della Repubblica. Sono ritenute responsabili, a vario titolo, di furto aggravato in concorso, spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione, incendio aggravato in concorso e detenzione di armi. Quattro ordinanze sono in carcere e due ai domiciliari.
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