In Puglia c’era l’ultimo leone delle caverne: l’incisione che lo dimostra scoperta a Grotta Romanelli in Salento

Ipotetica ricostruzione digitale di un leone delle caverne (Fotogramma tratto dal documentario “Life on our Planet”)

Panthera spelaea, noto anche come leone delle caverne o leone delle steppe , [1] è una specie di Panthera estinta che molto probabilmente si è evoluta in Europa dopo il terzo stadio interglaciale cromeriano, meno di 600.000 anni fa. L’analisi genetica del DNA antico ha rivelato che, sebbene strettamente imparentato, si trattava di una specie distinta geneticamente isolata dal leone moderno (Panthera leo). La specie spaziava dall’Europa occidentale alla Beringia orientale nel Nord America ed era un membro importante della fauna delle steppe dei mammut. Si estinse all’incirca 13.000 anni fa, anche se la sua presenza in Puglia è stata confermata sino ad un periodo limite compreso tra i 12.700 e gli 11.000 anni. E’ quanto riportato in uno studio scientifico realizzato in Salento:

Uno studio interdisciplinare – pubblicato sulla rivista ‘Quaternary Science Reviews – conferma che quello inciso su una parte della parete di Grotta Romanelli (40°00′58′′N, 18°26′01′′E) è è effettivamente un leone delle caverne. Situata lungo la costa rocciosa salentina a poca distanza dal comune di Castro (in provincia di Lecce), Grotta Romanelli è una grotta costiera affacciata sul mare lungo la costa del Mar Ionio nella penisola salentina. La geologia dell’area è caratterizzata dalla presenza di calcari/dolomie dal Giurassico al Cretaceo della piattaforma carbonatica pugliese fino al Quaternario, sedimenti marini e continentali. Lungo il litorale in cui si apre Grotta Romanelli i principali affioramenti di rocce calcaree, brecce e calcarenitiche sono riferibili dal Cretaceo superiore al Cretaceo inferiore. L’incisione risale invece al Magdaleniano, ultimo periodo culturale del Paleolitico, risalente all’epoca geologica del Plestiocene. “Nonostante la scarsità di figure di leoni nell’arte paleolitica, la rappresentazione di questo animale informa sulla sua etologia (in alcuni casi rappresentato mentre preda, come nel caso di Chauvet, o mentre corre, nel caso di La Vache) e fornisce importanti dettagli sul suo corpo, alcuni dei quali potrebbero non altrimenti desumibili dall’evidenza scheletrica (assenza di criniera, lunga coda con ciuffo, dimorfismo sessuale, sacca primordiale e artigli). Inoltre, la loro presenza o assenza pone questioni cruciali legate alla loro esistenza nel luogo e nel tempo della loro rappresentazione, all’influenza ambientale nella produzione simbolica, e al valore economico e culturale attribuito a questo animale, in quanto l’estrema rarità di lo suggeriscono anche i resti ossei nei siti archeologici” – si legge nello studio scientifico. La foto dell’antichissima incisione:

Fonte foto embed: Uniroma

Il tutto avviene “nonostante la scarsa frequenza di rappresentazioni felidi nell’arte paleolitica, ovvero tra il 2 e il 2,5% del corpus totale dell’arte paleolitica (Paillet, 2017), e una serie di delineazioni imprecise dei contorni e di incompletezze anatomiche, lo studio dell’opera Romanelli ha rivelato caratteristiche tipiche di questa famiglia di mammiferi. Infatti, l’anatomia generale del tronco, degli artigli, della borsa primordiale, nonché la configurazione dell’arto caudale e la morfologia delle zampe posteriori”. A distanza di migliaia di chilometri – nella tundra Siberiana – il ritrovamento di cuccioli di leone delle caverne perfettamente conservati nel permafrost ha scatenato persino l’ipotesi di una possibile clonazione per la “de-estinzione” della specie. Ma questa è un’altra storia: al momento, la specie continuerà a vivere ancora per molto tempo nella caverna salentina, oltre che attraverso le ricostruzioni museali.

Lo studio scientifico consultabile al seguente link: https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0277379124001719

Fonte: https://www.uniroma1.it/it/notizia/lultimo-leone-delle-caverne-deuropa

A tal proposito, riportiamo qui sotto il link al video di un interessante documentario dedicato a Grotta Romanelli:

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