Il 15 marzo 2025 la Puglia è stata investita da alti livelli di polveri Pm10 e la causa non è stata l’emissione dai gas di scarico

Nell’ambito delle attività di monitoraggio della qualità dell’aria, Arpa Puglia ha riportato un considerevole aumento del quantitativo di polveri sottili di tipo Pm10 (ovvero il particolato atmosmerico corrispondente al diametro di una sferetta di densità uguale a 1 g/cm³ che cade nell’aria con la stessa velocità della particella considerata) tanto da attribuire ai dati un’etichetta di qualità dell’aria “scadente” (corrispondente al colore rosso nella legenda dello scheda interattiva sul sito ufficiale dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale della Puglia). Nello stesso periodo, però, i valori di Pm2 (aventi dimensioni minori o uguali a 2,5 micron (µm) (dove 1 micron (μ) corrisponde ad un millesimo di millimetro, considerate più pericolose per la salute umana e spesso associate all’emissione dei gas di scarico delle automobili) sono risultati pressoché stabili e “buoni”:

Il fenomeno si è rivelato all’incirca omogeneo in buona parte della Puglia, con dati simili riscontrati dalle centraline distribuite ad Andria, Barletta, Bari e Taranto:
Un notevole transito di polveri sottili che non poteva quindi essere attribuito ad attività antropiche di un comune specifico. Cosa può aver causato uno straordinario aumento delle polveri Pm10 senza l’aumento delle Pm2.5? Evidentemente, un fenomeno ben più esteso del locale transito di automobili che ha investito all’incirca allo stesso momento buona parte della regione Puglia. Gli autori di VideoAndria.com hanno quindi effettuato un lavoro di analisi approfondita dei dati forniti online dalle organizzazioni specializzate, constatando come nella giornata di sabato 15 marzo del 2025 anche il sistema di monitoraggio satellitare europeoCopernicus” ha rilevato un’enorme presenza di polveri Pm10 che dal Nord Africa ha travolto buona parte del Sud Italia (Puglia compresa), con la mancanza, invece, di rilevanti aumenti di Pm2,5, come da grafici (fonte: https://atmosphere.copernicus.eu/):

I valori Pm2.5 nello stesso periodo di tempo, nettamente inferiori ai valori Pm10:

Tutti indizi portano confermano come a causare l’aumento improvviso di Pm10 senza l’aumento dei Pm2,5 sia stato sicuramente il fenomeno naturale della cosiddetta “Polvere del Sahara” (in realtà causato perlopiù dal volo di fossili di microalghe presenti ancora oggi nei resti di un lago prosciutato situato nel Chad Meridionale, così come riportato in un approfondimento pubblicato su GloboChannel.com). Questo si associa al fatto che le emissioni di gas di scarico delle automobili a combustibile fossile causano l’emissione di polveri più piccole (quindi, anche le Pm2.5) mentre i fenomeni naturali (come per l’appunto l’arrivo di “polveri del Sahara” per via di correnti) causano perlopiù la diffusione di particelle di dimensioni più grandi, attribuibili quindi ai Pm10. Ecco spiegato il motivo per cui durante lo sbalzo di Pm10 non è stato registrato uno sbalzo di Pm2.5. Altre potenziali fonti di Pm10 nell’aria includono eruzioni vulcaniche, incendi, dispersioni di polline e di sale marino. Il particolato Pm10 può inoltre formarsi attraverso reazioni chimiche fra altre specie inquinanti (Pm10 secondario) già esistenti in atmosfera, come gli ossidi di azoto (Nox), il biossido di zolfo (So2), l’ammoniaca (Nh3) ed i Composti Organici Volatili (Cov), per formare solfati, nitrati e sali di ammonio. A spingerci nella ricerca il fatto quel giorno l’aria si è rivelata particolarmente “pesante” tanto da causarci temporanei bruciori alla cola: a questo si sono aggiunte coperture del cielo con notevole riduzione di penetrazione dei raggi solari differenti dai normali annuvolamenti. L’esposizione prolungata nel tempo anche a bassi livelli di PM10 e PM2,5 è associata all’aumento di disturbi respiratori come tosse e catarro, asma, diminuzione della capacità polmonare, riduzione della funzionalità respiratoria e bronchite cronica insieme ad effetti sul sistema cardiovascolare. L’esposizione al pulviscolo più piccolo (PM2,5) è stata associata ad un aumento della mortalità per malattie respiratorie e ad un maggior rischio di tumore delle vie respiratorie. I tumori sono stati collegati anche alla presenza di sostanze cancerogene attaccate alla superficie delle particelle (come gli idrocarburi policiclici aromatici-IPA nel caso della fuliggine) che, attraverso il PM2,5 possono arrivare fino alla parte più profonda dei polmoni, dove sono assorbite dall’organismo (alveoli polmonari). Sebbene meno pericolose dei Pm2.5, dunque, le polveri di Pm10 sono comunque pericolose per la salute delle persone. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per il particolato non è possibile definire un valore limite al di sotto del quale non si verificano nella popolazione effetti sulla salute: per questo motivo sia la concentrazione di PM10 e PM2,5 nell’aria dovrebbe essere mantenuta al livello più basso possibile. Tuttavia, le nuove Linee guida dell’OMS sulla qualità dell’aria riportano che riducendo il PM10 a 20 microgrammi per metro cubo si potrebbe arrivare a una riduzione della mortalità del 15%, attraverso la diminuzione dell’incidenza delle malattie dovute a infezioni respiratorie, delle malattie cardiache e del tumore al polmone. Per il PM2,5 l’OMS propone a tutela della salute valori guida per l’esposizione della popolazione pari a 10 microgrammi per metro cubo su base annuale. C’è quindi un paradosso di fondo: mentre le istituzioni territoriali lavorano per contrastare le emissioni da gas di scarico, da attività industriali, da crolli ed incendi, non vi sono, ad oggi, ciclici comunicati stampa che consigliano alla popolazione di di adottare misure di prevezione ogni qual volta che i sistemi di monitoraggio satellitare dimostrano un incremento di questo fenomeno, talvolta straordinariamente elevato (come abbiamo potuto constatare incrociando i dati diArpa Puglia con quelli di Copernicus). Segnalare in tempo alla popolazione il transito di polveri naturali potrebbe quindi aiutare la stessa a ridurre il rischio dell’insorgenza di malattie respiratorie e cardiovascolari, fenomeno purtroppo molto risentito dalla popolazione. (Fonte: VideoAndria.com). Video:

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