Puglia: catturava gatti per ucciderli soffocandoli, a processo un pensionato di Tricase (Lecce)

Un inquietante episodio di violenza sugli animali ha scosso la comunità di Lucugnano (frazione di Tricase, in provincia di Lecce) nel cuore del Salento. Un pensionato di 68 anni è stato rinviato a giudizio con l’accusa di aver catturato e impiccato un gatto. Tuttavia, le indagini suggeriscono che le sue vittime potrebbero essere state molte di più:


 

Le Indagini e la Scoperta del Crimine:

Le indagini sono state avviate a seguito di numerose segnalazioni di gatti scomparsi nella zona. Le guardie zoofile di Lecce hanno giocato un ruolo cruciale nel seguire le tracce lasciate dal presunto colpevole, portando alla sua identificazione. Secondo le autorità, l’uomo avrebbe utilizzato esche e trappole per catturare i felini, infliggendo loro sofferenze atroci prima di metterli a morte. Si stima che almeno una decina di gatti siano caduti nelle sue mani, un numero che potrebbe aumentare man mano che le indagini proseguiranno. Il caso ha suscitato una forte indignazione tra le associazioni animaliste, in particolare dal Partito Animalista, che ha sporto denuncia attraverso il suo Presidente:

Il Processo:

Dopo celeri indagini, alle parti denuncianti è stata da poco notificata la comunicazione di rinvio a giudizio al 9.1.26 davanti al Tribunale Penale di Lecce per il 68enne, che viene imputato per “avere con crudeltà e senza necessità, cagionato la morte di un gatto al quale, in particolare, una volta catturato all’interno del giardino di pertinenza della propria abitazione in via … a Tricase, procurava una asfissia meccanica serrandogli una fune al collo”. «Un reato assurdo, quanto futile e crudele, per cui con l’attuale norma, l’art. 544bis del codice penale, l’autore rischia una pena “da quattro mesi a due anni”, in sostanza nemmeno un giorno di carcere o di misure che lo priveranno della piena libertà» – si osserva nel comunicato stampa diffso dal Partito Animalista, cui presidente conclude: «I fatti di di Tricase dimostrano come è improntate non girarsi dall’altra parte, ma segnalare e denunciare, sia per portare gli autori di questi orrendi crimini a processo, e non c’è crimine più efferato di chi lo commette contro gli indifesi, sia per far capire che non si può restare impuniti se si commettono reati contro gli animali. Certo le pene sono ancora troppo basse, ma per ora questa è un’altra lunga storia, e battaglia, da affrontare».

L’uomo dovrà comparire in aula il 9 gennaio 2026 per rispondere delle accuse di maltrattamento e uccisione di animali, reati per i quali la legge italiana prevede pene che vanno dalla reclusione da 3 a 18 mesi o una multa compresa tra 5.000 e 30.000 euro. La vicenda ha scosso profondamente la comunità locale, accendendo un dibattito sul tema della tutela degli animali e sull’importanza di una legislazione più severa. La speranza è che la giustizia faccia il suo corso e che episodi simili non si ripetano mai più. La protezione degli animali è una questione di civiltà e rispetto, e la società deve unirsi per garantire che i diritti degli esseri indifesi siano sempre tutelati. Il caso fu oggetto anche di un approfondimento televisivo diffuso dalla Rai. Il link al video:

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