L’operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) ha portato a un nuovo significativo sviluppo nella lotta contro il crimine organizzato in Puglia. Dopo gli arresti avvenuti il primo aprile 2025, altre otto persone sono state fermate nell’ambito delle indagini sul clan Misceo, un’organizzazione radicata a Noicattaro (in provincia di Bari) ma con ramificazioni illecite che si estendono nei comuni limitrofi, tra cui Gioia del Colle, Triggiano, Capurso, Bari e Fasano. I vertici del clan, secondo le informazioni raccolte, opererebbero dall’interno del carcere di Secondigliano a Napoli:
L’ordinanza di arresto, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Bari su richiesta della DDA, ha colpito otto individui, alcuni dei quali già detenuti per altre cause. Le prove a carico degli arrestati sono state raccolte attraverso un’ampia gamma di strumenti investigativi, tra cui intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, dichiarazioni di collaboratori di giustizia ritenuti credibili, e un attento monitoraggio delle aree di interesse tramite telecamere e servizi di osservazione. Le indagini hanno rivelato che le persone coinvolte sono gravemente indiziate di traffico e detenzione di sostanze stupefacenti. Durante gli interrogatori, tutti gli arrestati hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, un comportamento che non ha però impedito agli inquirenti di raccogliere elementi sufficienti per procedere. L’attività di spaccio del clan Misceo si sarebbe strutturata attraverso diversi “punti vendita” attivi 24 ore su 24 nel centro storico di Noicattaro. Le modalità di consegna degli stupefacenti erano particolarmente ingegnose:
Si utilizzava il classico “calo di cestini” oppure un servizio di consegna “a chiamata” con recapito a domicilio. Le intercettazioni hanno rivelato un linguaggio allusivo e codificato, in cui la droga veniva identificata con termini come “bob” per la marijuana, “giubbotto della Versace” o “filo spinato” per la cocaina, e “limoni” per l‘hashish. Anche il denaro veniva camuffato con la parola “documenti”, evidenziando la sofisticazione e la cautela con cui operava il clan. Il filmato diffuso dalla GdF:
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