Torre Calderina: la condotta si farà, nonostante il possibile riutilizzo dei reflui si preferisce lo scarico in mare

torre-calderina-bisceglie-molfetta
“I lavori della V commissione di ieri hanno evidenziato, meglio di quanto qualunque spiegazione possa fare, come l’unica soluzione ai problemi, non solo in campo ambientale, sia un leale e pragmatico rapporto tra i soggetti istituzionali che hanno competenze specifiche. Il progetto che riguarda Torre Calderina, sul quale tutti gli enti hanno espresso il proprio parere positivo prevedendo tutti i presidi di sicurezza necessari a tutela della salute pubblica e della matrice ambientale”
– lo ha dichiarato ieri l’Assessore alla Qualità dell’Ambiente della Regione Puglia, Domenico Santorsola.

Che fine farà l’area protetta? Che fine farà il poseidoneto presente nelle acque adiacenti? Che qualità d’acqua verrà scaricata in mare?

Non lo sappiamo. Nel frattempo, sembra che a nulla siano serviti i numerosi appelli degli attivisti locali di Bisceglie e Molfetta che da tempo hanno chiesto alle istituzioni di fermare il progetto della costruzione della condotta (li dove dovrebbe essere riconosciuta un’area naturale da proteggere vista la grande concentrazione di flora e fauna oltre che importanza storica-culturale) a favore del riutilizzo dei reflui opportunamente depurati in agricoltura, mentre nel marzo 2016 la VIA – Commissione di Valutazione d’Impatto Ambientale della Regione Puglia aveva espresso quello che in un primo momento fu definito dai giornali il “giudizio finale” affermando che il progetto di condotta sottomarina a Torre Calderina presentato da AQP non era sostenibile come riporta questo articolo. Parere poi “cambiato” nei mesi successivi.

Persino Beppe Grillo con Alessandro Di Battista, sollecitati da alcuni attivisti locali, avevano visitato il sito di Torre Calderina, esprimendo tutta la loro contrarietà al progetto. Il VIDEO:

“Questo pessimo progetto seppur lentamente procede tra menefreghismo e pressapochismo, indifferenza dei più e interesse monetario dei soliti pochi” – Così affermavano gli aderenti al meetup “Cittadini a 5 Stelle in MoVimento a Bisceglie“.

“Non ci siamo mai arresi, non abbassiamo l’attenzione e non ci arrenderemo”.

“In primis vogliamo vedere tutti i depuratori potenziati e funzionanti non solo a parole e a soldi spesi dai cittadini e intascati delle società, ma a fatti, prelievi ed analisi alla mano (prelievi che oggi ci restituiscono una situazione gravissima con il superamento dei limiti di scarico per gli inquinati dichiarati oltre il 1.100% rispetto ai limiti di Legge – Dlgs 152/06 Tab 1 – dati più recentemente forniti da prelievi allo scarico del depuratore di Molfetta eseguiti da ARPA Puglia);
In secundis vogliamo che gli agricoltori locali possano riutilizzare in sicurezza le acque reflue depurate (senza prelevare abusivamente la fogna che scorre nei corpi idrici superficiali, senza sfruttare la falda freatica già fortemente inquinata a causa della mancata manutenzione sempre dei corpi idrici ospitanti la fogna);

In tertiis vogliamo che si cancelli totalmente il progetto scellerato di scaricare oltre 60.000 Tonnellate di fogna in un solo punto nel nostro mare, concentrando pericolosi inquinanti a danno dell’ambiente e dei suoi abitanti. Le Amministrazioni locali chi rappresentano? Se stesse o i cittadini? Si sono accorte che la condotta sottomarina chi la conosce non la vuole e chi non la conosce va informato? Oppure non vedono l’ora di fare un altro danno al nostro territorio, solo per aprire un altro cantiere e spartire altri denari?” – concludevano gli attivisti biscegliesi alcune settimane fa” – concludevano gli attivisti. 

E mentre quell’acqua dal caratteristico colore viene scaricata tra Bisceglie e Molfetta, a Fasano, comune, regione, autorità idrica e Università, hanno già messo a disposizione 300.000 euro per il processo di potabilizzazione dei reflui urbani attraverso una tecnica innovativa; ultra-filtrazione a membrana, ossidazione avanzata con Ozono e Perossido di idrogeno, bio-filtrazione a basso carico integrata in un bacino di accumulo e ossidazione avanzata con raggi UV e Perossido di idrogeno. In parole povere, i liquami, attraverso un accurato processo, potranno tornare acqua potabile. Se questo è possibile in provincia di Brindisi, perché non farlo anche nella BAT?

“Quando le amministrazioni pubbliche dialogano con lealtà e correttezza, consci ciascuno di limiti e funzioni dell’altro, i percorsi si individuano e le soluzioni paiono alla portata” – ha dichiarato ieri in un comunicato l’assessore Santorsola.

Perché quindi non discutere con i cittadini per concretizzare il riutilizzo dei reflui piuttosto che di condotte sottomarine visto che è possibile farlo? Ripubblichiamo qui sotto un video diffuso dalla nostra redazione alcuni mesi fa (sperando che la questione non finisca qui):