Caporalato, denunciato, faceva affari sui migranti in Puglia: poi la scoperta: “suocero di assessore”. Opposizione: “gravissimo” – VIDEO

Arresto un “caporale” e la denuncia di un imprenditore. E’ quanto scoperto nei giorni scorsi dai Carabinieri nel Salento. Gli imprenditori sfruttavano la manodopera di alcuni migranti. Poi la scoperta: l’imprenditore denunciato sarebbe il suocero di un assessore comunale del territorio leccese. Apriti cielo per l’opposizione locale: interviene così un ex primo cittadino che assieme all’opposizione chiede le dimissioni dell’attuale assessore.


 

“Dall’indagine di Nardò emergono fatti inquietanti: la Masseria Boncuri è tornata ad essere il luogo naturale di reclutamento dei lavoratori migranti da sfruttare nei campi di anguria. Non c’è che dire: un bel passo indietro! Un passo indietro di sei anni! Il lavoro dei caporali, a quanto si apprende, era quotidiano. Svolto nel campo del Comune di Nardò, evidentemente confidando nell’impunità” – commenta indignato il consigliere regionale Ernesto Abaterusso (Presidente Gruppo consiliare Articolo 1 – MDP – Regione Puglia).

“La Masseria Boncuri è di proprietà comunale. E’ stata allestita una tendopoli con 27 tende. In ogni tenda dormono fino a 8-9 lavoratori in condizioni disumane. Sono oltre 200. L’amministrazione comunale ha il dovere di controllare quello che vi accade. Chi vi soggiorna. Nei giorni scorsi associazioni di volontariato e  organizzazioni sindacali avevano denunciato la presenza di caporali nella Masseria e la loro totale libertà di muoversi. E’ semplicemente sconvolgente. Le istituzioni non possono organizzare campi di accoglienza sul proprio territorio e lasciare che si trasformino in luoghi in cui vengono consumati turpi reati”.    

“Siamo di fronte alla evidente inadeguatezza dell’amministrazione comunale di affrontare e  gestire il fenomeno. Ci auguriamo poi che l’ipotesi che l’imprenditore denunciato sia un parente molto stretto di un amministratore comunale sia solo frutto di dicerie perché, in caso contrario, si tratterebbe di un fatto assai imbarazzante e clamoroso, oltre che la testimonianza di qualcosa di poco chiaro”.

“Fermo il principio che solo l’indagine in corso accerterà le effettive responsabilità personali, un’ombra pesante avvolge l’operato di una giunta che ha lasciato mani libere ai caporali africani, addirittura in strutture di proprietà comunale, e prova a rifugiarsi dietro slogan triti e ritriti”.

“È lecito domandarsi: chi effettua i controlli dell’accesso al campo? Chi controlla quello che avviene fra le tende? Chi sono i migranti ospitati? Quanti fra loro sono caporali o responsabili di altri reati o sfruttatori senza scrupoli di propri connazionali? I cittadini di Nardò hanno il diritto di saperlo”.    

“Gli errore, le sviste, le contraddizioni della nuova amministrazione comunale di Nardò sono giganteschi. Al punto che è lecito porsi un’altra domanda: e se non fosse solo inadeguatezza?”    

L’ennesimo episodio che dovrebbe far riflettere sull’attuale questione politica e sullo sfruttamento di persone nelle campagne a causa del triste fenomeno del “capolarato“. La questione aperta anche in materia di migranti e di come i controlli dovrebbero attestare la natura delle attività lavorative svoltosi nella regione che accoglie. Del triste episodio di cronaca ne ha parlato anche il servizio televisivo locale che linkiamo qui sotto: