Mangiano frutta in gita, in rianimazione due donne pugliesi: “è grave, non mangiate questa specie”

La gita al Pollino è stata problematica, dopo, per le due donne. Due pugliesi in rianimazione: una 38enne ed una 42enne di Martina Franca che hanno hanno mangiato bacche di belladonna scambiate per mirtilli e nelle ore successive al rientro a casa hanno avvertito i primi problemi.

Stando ad una prima ricostruzione, le due, dopo essere tornate a casa, hanno preparato un frullato a base della frutta raccolta, lamentando subito dopo dei malori. Subito dopo la situazione sembra peggiorata a tal punto da spingere i familiari a trasportarle in ospedale. Sono ora ricoverate d’urgenza al “Moscati” di Taranto, in rianimazione.

LA bacca di belladonna è una pianta erbacea e perenne, dotata di un grosso rizoma dal quale si sviluppa un fusto robusto, eretto e ramificato, di altezza compresa tra i 70–150 cm. Le foglie sono semplici, picciolate, di forma ovale-lanceolata, alternate nella zona superiore a foglie più piccole; come il fusto, sono ricoperte di peli ghiandolari responsabili dello sgradevole odore emanato dalla pianta.

I fiori sono ermafroditi, ascellari e penduli; presentano un calice a 5 sepali ed una corolla a 5 petali di forma campanulata-tubulosa e di colore violaceo cupo; l’androceo è composto da 5 stami con antere molto sviluppate, il gineceo da un ovario biloculare con stilo unico e stigma bifido. La belladonna fiorisce nel periodo estivo e l’impollinazione è entomogama (tramite Insetti). I fruttisono lucide bacche nere, di piccole dimensioni, contornate dal calice che, durante la maturazione, si accresce aprendosi a stella.

Nonostante l’aspetto invitante e il sapore gradevole, le bacche sono velenose per l’uomo e l’ingestione può provocare una diminuzione della sensibilità, forme di delirio, sete, vomito, seguiti, nei casi più gravi, da convulsioni e morte.

La belladonna cresce sporadica nelle zone montane e submontane fino ad una altitudine di 1400 metri. Predilige i suoli calcarei e i margini di boschi freschi e ombrosi, come le faggete. Allo stato selvatico è presente in Europa centrale, Africa settentrionale e Asia occidentale fino al Pakistan. In Italia si può incontrare nei boschi delle Alpi e Appennini; in Sicilia, ove è conosciuta col nome di “sulatra” (almeno nella zona nord del siracusano), si trova facilmente anche negli agrumeti, in zona collinare attorno ai 400 metri di quota; il succo delle foglie viene usato come rimedio contro le punture di vespa.

 

 

 

d’urgenza al “Moscati” di Taranto, in rianimazione. Prognosi riservata, con segnali di miglioramento, stando a fonti informali.

Peraltro fonti Asl, successivamente alla notizia di cui si era in possesso, hanno negato che trattasse di rianimazione, riferiscono del miglioramento delle condizioni grazie anche alle lavande gastriche e che le due donne saranno completamente ristabilite entro pochi giorni. Per superare l’emergenza, sempre da fonti Asl, è stato investito della questione il centro antiveleni di Milano. Utilizzata, con effetti benefici, in omeopatia, la belladonna ha peraltro delle proprietà tossiche potenzialmente letali.