“In sei anni si sono susseguiti errori, incertezze e scaricabarile che hanno favorito l’avanzare del contagio e dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando pericolosamente a Monopoli, con effetti disastrosi sull’ambiente, sull’economia e sull’occupazione. Concordiamo su tutta la linea con il commissario alla Salute Vytenis Andriukaitis, ma le istituzioni devono assumersi ad ogni livello le proprie responsabilità, cambiando radicalmente atteggiamento. Bisogna dire basta alla demagogia perché c’è ancora chi strizza l’occhio in Puglia a quel mondo negazionista e da spy story che ha nuociuto al Salento quasi quanto la malattia stessa”, dichiara il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia. “Il Piano anti Xylella del Ministro Centinaio non ha trascurato alcun aspetto dell’emergenza, e soprattutto ha tenuto in dovuto conto le gravi difficoltà di aziende agricole e vivai, aggiungendo anche i frantoi, una nostra richiesta pressante – continua il presidente Muraglia – ma si è dovuti arrivare a febbraio 2019 per avere una evidenza nazionale sul tema. Servono con urgenza ora gli strumenti applicativi per renderlo realmente operativo. Così come è urgente che parta una seria comunicazione istituzionale”.
Sono saliti a 1,2 miliardi i danni provocati dal diffondersi della Xylella fastidiosa – ricorda Coldiretti Puglia – il batterio che provoca il rapido disseccamento dell’olivo, che avanza inesorabilmente in Puglia, la cui presenza è stata conclamata per la prima volta nell’ottobre del 2013 con test di evidenza scientifica.
“Contro il dilagare della Xylella che è arrivata a Monopoli i fondi che l’Unione Europea ha destinato a monitoraggi e test di campionamento, 3 milioni di euro per tutto il territorio italiano e per altri 7 patogeni della stessa categoria, sono solo briciole – aggiunge il presidente di Coldiretti Lecce, Gianni Cantele – quando monitoraggio e campionamento sono attività cruciali, considerato che non esiste una cura per la malattia, per l’individuazione dei focolai nei primissimi stadi della infezione su piante sensibili e la successiva rimozione secondo legge, così come il controllo della presenza di potenziali vettori contaminati, restano l’unica soluzione per ridurre la velocità di avanzamento della infezione. L’efficacia e sistematicità è garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe, anche puntando sulle tecnologie innovative di monitoraggio remoto”.
Anche in questo caso non mancano le responsabilità regionali e anche comunitarie e sotto accusa – continua la Coldiretti – è il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto poiché il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato introdotto nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam. Una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che – conclude la Coldiretti – devono invece superare i nostri prodotti quando vengono esportati.