«Una nonnetta» usata come «avanguardia e maschera», un personaggio «che non può essere attaccato, una vecchietta ben educata, reduce dai campi di concentramento, mai eletta». Ha definito Liliana Segre «la Mrs. Doubtfire di palazzo Madama», l’ormai ex segretario cittadino della Lega-Salvini premier a Lecce, Riccardo Rodelli, contestando la nomina della senatrice a capo della Commissione contro l’odio, il razzismo e l’antisemitismo. Immediate le reazioni dalla parte politica opposta:
Pierpaolo Patti, capogruppo di Lecce Città Pubblica, ha commentato: «Considero gravissime le affermazioni del segretario cittadino della Lega Nord a Lecce, che in un suo delirante intervento su una testata online definisce Liliana Segre “una vecchietta ben educata, reduce dai campi di concentramento”. Appellativi ingiustificabili, perché espressi nei confronti di una senatrice a vita, nominata dal presidente Mattarella a testimonianza della tragica esperienza degli ebrei italiani, discriminati dal regime fascista, poi deportati e assassinati a migliaia nei campi di sterminio nazisti». Sempre Rodelli aveva definito la commissione istituita da palazzo Madama per limitare le espressioni di odio razziale, intolleranza, antisemitismo sui social e sul web «una trappola».
L’ex segretario leccese della Lega aveva inoltre dichiarato che la “commissione Segre ha il fine di creare una black list, in cui inserire persone autonome o di partito, che in virtù di un principio ragionevole che è quello sintetizzato nel ‘primaglitaliani’, si pongono in netto contrasto con le politiche migratorie senza regole e tutte quelle subculture che costituiscono il vero oppio dei popoli, perché vivono grazie al senso di colpa che viene inculcato su chi osa porre delle differenze senza voler per questo discriminare. Vogliono un mondo di ‘diversi’ ma pretendono che siano tutti uguali, non nei diritti ma nel conformismo autoritario. Esaltano le diversità ma poi non vogliono un mondo di diversità, ché per questo il mondo è bello”.