«Più che le trattative in corso l’incidente può compromettere la ripresa degli stabilimenti e l’occupazione. Verosimilmente l’impianto è del tutto compromesso», ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che in mattinata aveva confermato di essere in attesa di un report dai commissari per capire la situazione. «Si è intervenuti troppo tardi, rispetto a quanto era stato richiesto sulla base di chiare perizie tecniche, bisognava farlo entro 48 ore e purtroppo non hanno avuto l’autorizzazione a farlo – ha spiegato il ministro – È un danno notevole che avrà inevitabilmente immediate ripercussioni sull’occupazione».
La situazione è apparsa chiara nel pomeriggio quando l’azienda ha spiegato che al momento dell’incidente, l’altoforno era «pieno di fusi» e «in questi casi si deve intervenire entro 48 ore per evitare danni strutturali. Nel caso della gestione dei fusi è necessario abbassare la carica dell’altoforno e colare i materiali fusi rimasti nel crogiolo». Ma il via libera ai lavori, sollecitati “per tutelare l’integrità dell’impianto e non finalizzate alla ripresa della produzione» non sarebbe arrivato «nei tempi utili». Solo alcune attività sono state poi autorizzate con un provvedimento del 10 maggio.
In sostanza «nel momento in cui dovessero essere autorizzate, oggi, dopo oltre 120 ore dall’evento, non è più possibile procedere con il colaggio dei fusi, con la conseguenza che, in caso di riavvio, si dovranno adottare procedure straordinarie, complesse e con esiti assolutamente incerti».
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