Un uomo residente in un comune pugliese è stato condannato a otto anni di reclusione per abusi sessuali nei confronti della propria figlia maggiorenne:
L’esito delle indagini:
Stando a quanto si apprende, la sentenza, emessa dal Gup, è stata confermata anche in appello: la vicenda, che ha scosso la comunità locale, ha visto coinvolta anche la matrigna della ragazza, la quale ha patteggiato una pena di un anno di reclusione. La donna è accusata di aver filmato uno dei rapporti incestuosi tra il padre e la figlia utilizzando il proprio smartphone, per poi inviare il video al fidanzato della giovane. Questo gesto, oltre a rappresentare una violazione della privacy, avrebbe avuto come ulteriore obiettivo quello di interrompere la relazione amorosa tra la ragazza e il suo compagno. Le violenze, che si sono protratte per circa cinque anni, hanno avuto inizio nel 2015, anno in cui la vittima ha deciso di trasferirsi con il padre, il quale aveva avviato una nuova relazione. Tuttavia, l’imputato è stato assolto dalle accuse di maltrattamenti e di “revenge porn“, ovvero la diffusione di materiale pornografico. La giovane, dopo anni di sofferenza e silenzio, ha trovato il coraggio di recarsi al Commissariato di Polizia, accompagnata dal suo fidanzato:
La svolta:
Qui, gli agenti sono diventati i suoi “angeli custodi”, ascoltando le sue confidenze riguardo alle violenze e ai ricatti subiti. Grazie al lavoro meticoloso degli investigatori, coordinati dal Pubblico Ministero, è stato possibile ricostruire gli episodi di abuso che hanno segnato la vita della ragazza. Questa storia mette in luce non solo la gravità degli abusi sessuali, ma anche l’importanza di denunciare e cercare aiuto.
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